Marcelo Rubens Paiva racconta “Ainda Estou Aqui”
Ainda Estou Aqui è stato sicuramente il film dell’anno: sin dalla sua anteprima all’ottantunesima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia la pellicola di Walter Salles ha conquistato il pubblico e la critica, aggiudicandosi anche l’Osella per la migliore sceneggiatura. Da lì è iniziato un percorso che ha portato a numerosi riconoscimenti, come il Golden Globe alla protagonista Fernanda Torres, culminati nella vittoria dell’Oscar per il miglior film internazionale.
Il Bari Brasil Film Fest vuole celebrare il successo di “Ainda Estou Aqui” soffermandosi sulla storia alla base del film, con un ospite eccezionale: sarà a Bari Marcelo Rubens Paiva, autore del romanzo autobiografico da cui è stato tratto il film, “Sono ancora qui”, del 2015, pubblicato in Italia da La Nuova Frontiera nel 2025.
Marcelo – sceneggiatore, giornalista, regista televisivo e teatrale – aveva già accennato brevemente alle vicende familiari, nella sua opera prima “Felice anno vecchio” del 1981 (pubblicata in Italia da Feltrinelli nel 1988), best seller in cui raccontava con umanità e ironia l’incidente che nel 1979 lo ha reso tetraplegico. A partire dal 2008 ha sentito il bisogno di approfondire la drammatica storia della sua famiglia, in concomitanza con l’insorgere della malattia della madre, una forma di Alzheimer che paradossalmente stava togliendo la memoria proprio alla donna che era stata per il Brasile la memoria storica del periodo buio della dittatura, durata 21 anni – dal 1964 al 1985 – durante i quali ci sono stati migliaia di casi di sparizioni di oppositori al regime.
Così, nel rivivere le drammatiche vicende della sua famiglia, Marcelo Rubens Paiva si immerge in uno dei momenti più oscuri del Novecento e in una delle sue ferite ancora aperte, cercando di comprendere cosa sia realmente accaduto al padre, rapito dagli agenti della dittatura militare e mai più tornato a casa, in quei giorni fatidici del 1971. La sua narrazione si lega a una profonda riflessione sulla memoria, l’infanzia e il legame con la madre, che seppe reagire alla tragedia, reinventandosi una nuova vita. Con una prosa limpida e toccante, che alterna momenti di intensa emozione a sprazzi di ironia e disincanto, Paiva riesce a dare voce a un’intera generazione segnata dalla repressione politica, che ha avuto il coraggio di affrontare il proprio passato e di lottare contro l’oblio e l’ingiustizia.
Negli eventi previsti in questa edizione del Bari Brasil Film Fest potremo conoscere meglio questo autore, dalla produzione eterogenea. Infatti, oltre ai 2 romanzi autobiografici si è occupato di temi molto diversi tra loro nelle sue opere: la scoperta del movimento punk collegato a una certa apertura politica in Meninos en Furia, unaSan Paolo deserta e come congelata in Blecaute, la formazione dei privilegi in Ua:brari, noir e fantapolitica in Bola na agulha (Un colpo in canna), un manuale del calcio (1 dribles, 2 dribles 3 dribles), fino agli ultimi O orargotango marxista (2018), O homen ridiculo (2019) sull’humor che attraversa i rapporti contemporanei.
Inoltre, Marcelo ha ricevuto importanti riconoscimenti, anche per la sua attività drammaturgica, tra cui il prestigioso Premio dell’Academia Brasileira de Letras per il copione di Malu de bicicleta, tre volte il Premio Jabuti per la letteratura e il Premio Shell di teatro per l’opera Da boca pra fora.
«Ho scelto la letteratura come lotta e missione. Scrivo per raccontare storie, parlando ai giovani, affinché certe atrocità non si ripetano mai più. Credo che nella resistenza si trovino sempre risorse, per andare avanti, per sopravvivere, senza lasciarsi sopraffare dalla disperazione».
Il film di Walter Salles
Walter Salles da ragazzino era amico di Marcelo e delle quattro sorelle: “La casa dei Paiva mi è rimasta impressa nella memoria”, ha spiegato il regista a Venezia, chiarendo anche l’urgenza nel raccontare questa storia perché durante i sette anni di lavorazione del film il Brasile si stava pericolosamente riavvicinando a quel periodo drammatico.
All’inizio degli anni ‘70 i Paiva cercano di resistere al clima di oppressione con una quotidianità intensa e l’aiuto degli amici. Rubens, ingegnere ed ex deputato federale laburista, non crede all’uso delle armi, ma ogni tanto, senza dir nulla alla moglie Eunice, aiuta qualche oppositore a nascondersi. Quando è allontanato da casa dalla polizia, Eunice – che pure è rinchiusa in carcere per 12 giorni – si ritrova da sola con i cinque figli, chiede invano risposte sulla sorte del marito ed è costretta a ricominciare da capo. Si laurea in Giurisprudenza, diventa attivista per i diritti umani e sposa la causa degli Indios dell’Amazzonia. Madre esemplare nella resistenza al dolore e nella tenace sete di giustizia, combatte una battaglia per avere notizie del marito, per richiederne il corpo e infine ottenere un certificato di morte (che arriva solo nel 1996).
Salles realizza un film solare nella prima parte che racconta l’estate della benestante famiglia Paiva e via via sempre più cupo dal momento in cui la polizia invade la loro grande casa a un passo dalla spiaggia di Rio de Janeiro e la trasforma, stilizzandola, nel teatro di una dittatura. La pellicola è di forte impatto emotivo: il pubblico scopre il dolore, la rabbia e le reazioni delle persone più vicine alla vittima.
Il lungometraggio così come il romanzo che l’ha ispirato, infatti, si sofferma sul dolore dei famigliari, impossibilitati a sapere la verità sulle sorti di Rubens: una forma di tortura psicologica che si protrae nel tempo. Basti pensare che solo nel 2014 Marcelo ha saputo che il padre è morto nel secondo giorno di torture e che il suo cadavere, con ogni probabilità, è stato prima sotterrato, poi riesumato e gettato in mare.
Di fronte a tanto dolore colpisce la caparbietà con cui Eunice, per la foto di famiglia con la quale far conoscere al mondo la propria storia, si rifiuta di dare ascolto al fotografo di una rivista che vorrebbe ritrarre i Paiva schiacciati dal dolore. La donna sceglie invece di sorridere, consapevole che chi sa ridere è padrone del mondo. E che, quando il male cerca di distruggere ogni capacità di resistenza, il sorriso e la speranza possono rivelarsi armi potenti.
«È stato molto difficile mantenere la speranza, vivendo in un regime così assurdo: allora eravamo all’oscuro di tante cose, tra cui il fenomeno delle sparizioni politiche per eliminare gli oppositori — ha sottolineato all’Osservatore Romano Marcelo Paiva — credo che se non fosse stata alimentata dalla speranza, mia madre non avrebbe mai intrapreso una lotta, lunga una vita, per scoprire la verità sulla sorte di mio padre e sulle ragioni di quanto accaduto. Solo la fiducia incrollabile nella risoluzione del caso ha dato il coraggio a lei e a tutta la famiglia».
«Attraverso la militanza politica abbiamo trovato una forma per convivere con il dolore e l’ingiustizia – ha raccontato Marcelo – non è stata una scelta pianificata, ma spontanea. Con le mie sorelle, non appena abbiamo iniziato a maturare una coscienza politica, ci siamo impegnati nella lotta contro la dittatura. Mia madre ha lottato per la ri-democratizzazione nazionale, per le elezioni dirette e per la Costituente», ottenendo l’inserimento di un articolo a tutela degli indigeni nella Costituzione del 1988.
Il legame di Eunice Facciolla Paiva con Polignano a Mare
Quindi, nel libro come nel film, Eunice Facciolla Paiva diventa la figura principale. Questa donna aveva origini italiane, con la madre di Modena e il padre di Polignano a Mare. Questo legame con la Puglia è stato già celebrato nella proiezione speciale avvenuta a Polignano lo scorso 8 febbraio con un’introduzione a cura della compianta professoressa Monica Mc Britton. Il vincolo sarà ulteriormente rinsaldato nei giorni del Bari Brasil Film Fest, con una presentazione speciale del libro di Marcelo nella cittadina di origine della madre (sabato 25 ottobre, ore 18:30 presso la Biblioteca Comunale Raffaele Chiantera, in collaborazione con “Il Libro Possibile”, ingresso gratuito).
Marcelo Rubens Paiva interverrà, con le sorelle Vera Silvia, Ana Lucia e Maria Beatriz, alla proiezione di “Ainda Estou Aqui” venerdì 24 ottobre alle 20:30 al Multicinema Galleria (ingresso 10 euro, abbonamento 30 euro) e lunedì 27 alle 11:30 sarà il protagonista di un incontro aperto al pubblico con gli studenti del corso di Lingua e Traduzione di Lingua Portoghese presso la Facoltà di Lingue (Palazzo Ex-lingue – Aula 12 – 2° piano, Via Garuba,6).
Vincenzo Camaggio





