La giornata barese di Lillah Halla
Un ritardo del volo che le ha fatto perdere la coincidenza ha impedito alla regista Lillah Halla di essere presente a Bari nel momento della presentazione, presso il Multicinema Galleria, del suo “Levante”, film che ha fatto registrare un sold out e che ha suscitato molte discussioni, vista la delicatezza dei temi affrontati.
Tuttavia, Lillah Halla è riuscita ad arrivare in città per essere presente a due incontri con i ragazzi nella giornata di lunedì 28 ottobre. In mattinata ha partecipato a un seminario in università con gli studenti del corso di Lingua e Traduzione Portoghese del professor Ugo Serani insieme alla giornalista brasiliana Janaίna César, reporter impegnata nel raccontare la violazione dei diritti umani nei vari Paesi, che ha introdotto al pubblico il tema del divieto di aborto in Brasile.
Si è ricordato che nel Paese le donne spesso ricorrono a strutture illegali per praticare l’interruzione di gravidanza, ponendo loro stesse a rischio, come confermano i dati per i quali l’aborto è la quinta causa di morte nel Paese, a differenza delle nazioni in cui la pratica è legalizzata, dove il numero è quasi nullo. Quindi poter abortire diventa un dramma che coinvolge soprattutto la popolazione più povera e di origini africane, mentre i ricchi riescono ad evitare problemi, grazie anche all’esistenza di cliniche private.
La regista ha discusso con gli studenti intervenendo sul tema e ricordando la situazione particolare del Brasile, dove 500 bambini al giorno nascono senza un padre. Per questo ha voluto realizzare un film dalla parte delle donne, che tratta un tema delicato inserendolo in un piccola comunità queer come la squadra della protagonista, impegnata in un torneo giovanile: “levante” è un movimento nella pallavolo, ma in portoghese è anche sinonimo di “ribellione”.
Il professor Serani ha notato come uno dei temi del film sia anche la violenza della gente – spesso dovuta alle convinzioni personali – che porta a un ulteriore isolamento chi ha dei problemi. A tal proposito, Lillah Halla ha spiegato come il suo sia soprattutto un film su un gruppo di persone, la squadra di pallavolo della protagonista Sofia, che diventa un guscio protettivo e un collettivo queer di resistenza per i problemi di tutte le atlete che ne fanno parte.

Molto interessante la discussione, a tratti anche animata, con i presenti: in aula non c’erano solo studenti, ma anche alcuni affezionati spettatori del Bari Brasil Film Fest.
Per Lillah Halla il regista deve sapere mediare in un collettivo
Nel pomeriggio la regista si è trasferita nell’Accademia del Cinema Ragazzi di San Pio dove ha visitato la struttura, compreso lo spazio dedicato al birrificio sociale. Lillah Halla ha trovato delle similitudini con la scuola EICTV di Cuba dove ha studiato insieme a molti membri della troupe di “Levante”.
Gli studenti hanno fatto a Lillah tante domande su “Levante”, a partire dall’uso delle api come metafora di una società operaia matriarcale in un film dai tanti simbolismi, con un uso dell’audio fondamentale.
La regista ha sottolineato anche l’importanza del lavoro durante la preproduzione: “Quando arrivi a girare non c’è più tempo”, ha detto. A tal proposito ha ricordato gli otto anni in cui ha sviluppato con María Elena Moránche la sceneggiatura. In questo periodo ci sono stati numerosi cambiamenti: alcuni personaggi – come Santiago, il fratellino di Sofia – sono spariti per concentrare tutta la vicenda sulla protagonista. In particolare, si è scelto di non far vedere mai “il tipo con la moto” che mette incinta Sofia.

Infine, Lillah Halla ha sottolineato come anche la realizzazione di un film è un lavoro collettivo: questo non significa che tutti debbano avere le stesse idee, ma è importante la partecipazione di ciascuno in un confronto che può essere anche vivace. “Il regista deve essere soprattutto un mediatore, è sbagliato focalizzarsi solo sulla tecnica”, ha spiegato agli studenti, concludendo l’incontro.
Foto di Vito Signorile.