Raquel Martins porta a Bari la straordinaria storia della sua famiglia
In occasione del Bari Brasil Film Fest si è riunito dopo anni in città il gruppo che dal 2010 ha organizzato in Cina il Brapeq Brazil Film Fest – prima a Pechino e poi anche a Shanghai – evento che ha ispirato il format della nostra manifestazione. Infatti, la direttrice artistica del BBFF Vanessa Mastrocessario Silva ha accolto Leia Baptista e Raquel Martins, con le quali ha collaborato all’epoca per realizzare – non senza difficoltà – la prima rassegna di cinema brasiliano in Cina.
Raquel Martins ha presentato in due eventi il documentario “A ponte de bambu” di Marcelo Machado, che ripercorre la straordinaria esperienza del padre Jayme, uno dei pochissimi intellettuali stranieri ammessi a vivere in Cina all’epoca della Rivoluzione Culturale di Mao, ma anche della moglie e delle due figlie, Raquel e Andrea, che hanno vissuto tutta l’infanzia a Pechino. Così dal 1962 fino al 1989 i Martins sono stati testimoni di tutti i principali cambiamenti del Paese, compresa l’apertura all’Occidente e l’inizio dello sviluppo dell’economia, ma anche di pagine tragiche come i fatti di Piazza Tienanmen.
Il film è stato proiettato al Museo Civico di Bari e poi è stato anche al centro di un incontro all’Università di Bari, organizzato con il dipartimento di Scienze Politiche.
L’evento al Museo Civico è stato introdotto da Andrea Catone, direttore della rivista MarxVentuno, che ha avuto il compito di fornire un quadro storico dell’epoca, soffermandosi anche sul clima politico che si respirava in Italia in quegli anni nei confronti di quello che stava accadendo in Cina. In particolare, Catone ha sottolineato che, oltre a un interesse dal punto di vista politico e culturale, nei giovani si era diffuso un vero e proprio mito della Cina, che trovava il suo fulcro nel celebre “libretto rosso” di Mao. Inoltre, si guardava al modello di Pechino in contrapposizione a quello sovietico, ritenuto incapace di svilupparsi.
Raquel Martins ha descritto con commozione il documentario come un omaggio al padre, scomparso dieci settimane fa: un uomo idealista, comunista, taoista e confuciano, che nella vita ha sempre cercato di seguire i propri principi. Tuttavia, ha voluto anche ricordare la figura della madre, che per amore si è prima sposata per procura e poi si è trovata a vivere in un Paese che non capiva sino in fondo.
Raquel ha raccontato anche della sua infanzia felice in Cina e delle difficoltà avute al ritorno in Brasile da adolescente, quando si rese conto delle tante differenze culturali tra i due Paesi. Dall’incontro sono emerse tutte le difficoltà di una brasiliana che si sente cinese, avendo vissuto per lungo tempo a Pechino, senza che questo suo status le venga riconosciuto.

Grande spazio è stato dedicato infine al massacro di Piazza Tienanmen, all’epoca fortemente criticato da Jayme Martins in una serie di reportage per i quali ha ricevuto importanti premi giornalistici in Brasile, ma che hanno provocato anche un certo fastidio da parte delle autorità cinesi. Non a caso, la sua importante figura di “ponte” con il Brasile non è stata celebrata dopo la sua scomparsa.
Un ponte tra Brasile e Cina
L’incontro in università è stato moderato dal professor Federico Imperato, docente di Storia dei Trattati e Politica Internazionale, con un’introduzione a cura del professor Giuseppe Spagnulo, docente di Storia e Istituzioni dell’Asia presso il Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica.

Il professor Spagnulo ha ricordato come la parola “ponte” sia spesso usata dalla diplomazia italiana per definire i rapporti internazionali con altri Paesi. Così i Martins hanno creato nel tempo proprio un ponte tra Cina e Brasile, che continua ancora oggi, grazie all’attività delle figlie di Jayme. Il docente nel suo intervento ha ricostruito in breve i cambiamenti politici che si sono susseguiti in Cina nel tempo e che i Martins hanno vissuto in prima persona, soffermandosi in particolare sul ruolo di Mao e sulle vorticose trasformazioni avvenute nel Paese dopo la sua morte.
L’interesse degli studenti presenti per il documentario si è riversata in una lunga serie di domande sull’esperienza di vita di Raquel e della sua famiglia. In particolare, si è sottolineato come Jayme Martins con il suo idealismo abbia sempre esaltato un sistema che è riuscito a portare una crescita economica per molte famiglie in Cina, a scapito di un’evoluzione politica del Paese.
C’è stata molta attenzione anche relativamente alle storie di Raquel e Andrea, in particolare relativamente al loro profondo legame con la Cina, che continua a essere molto stretto.
“La Cina ha una storia lunga millenni – ha spiegato Raquel Martins – certi eventi che a noi sembrano dirompenti tendono a perdere di rilievo in questo lungo flusso di avvenimenti”.
Foto di Vito Signorile.