“Marte Um”, la speranza nasce guardando il cielo
Un giovane ragazzo, Deivid, guarda le stelle e si interroga su cosa ci sia nell’universo, mentre il cielo si riempie di fuochi d’artificio che salutano l’elezione a presidente di Jair Bolsonaro: facciamo così conoscenza della famiglia Martin. Il nucleo è composto da quattro persone che affrontano con ottimismo i tanti cambiamenti che la vita ha riservato loro: infatti, la tranquilla esistenza di questo nucleo della classe medio-bassa nella periferia di una grande città brasiliana è sconvolta da diversi avvenimenti.
Tércia, la madre, è costretta a reinventare il proprio mondo dopo che un incontro inaspettato, che le ha fatto pensare di essere stata colpita da un maleficio.
Il marito, Wellington, ripone tutte le sue speranze nella carriera calcistica del figlio Deivinho, che con riluttanza asseconda le ambizioni del padre, pur aspirando in segreto a studiare astrofisica con l’obiettivo di diventare uno dei primi astronauti a colonizzare Marte.
Infine, la figlia maggiore Eunice vive una storia d’amore con una giovane donna libera e vivace e si chiede se sia il caso di andarsene da casa.
Ci sono diversi elementi autobiografici nel secondo lungometraggio di Gabriel Martins, girato nelle vicinanze della casa in cui è nato. Anche la figura del capofamiglia, un ex alcolizzato in via di guarigione, è un personaggio che si ispira, almeno in parte, al padre del regista. Il sogno di Deivid, che sembra davvero irrealizzabile per un ragazzo nero cresciuto in un povero sobborgo nel Brasile di oggi, non è molto diverso da quello che l’autore nutriva da bambino, quando si disegnava in un set seduto sulla sedia da regista, pronto a dar via alle riprese. Pur non avendo realizzato un film compiutamente autobiografico, Martins riconosce questo elemento comune con il giovane protagonista: entrambi osano desiderare per il futuro dei traguardi ritenuti difficili per persone di una certa condizione sociale.
Quindi, non deve sorprendere lo sguardo oggettivo ma anche affettuoso con cui il regista segue i suoi protagonisti nella quotidianità: l’obiettivo è quello di offrire un ritratto di una famiglia nera operaia, senza bisogno di concentrarsi sulla violenza o sulle disgrazie della vita. Martins sceglie una narrazione che permette allo spettatore di immedesimarsi partecipando ai fallimenti e ai successi dei suoi personaggi, alle loro gioie e ai loro momenti brutti, anche per merito dell’umanità che la cinepresa riesce a trasmettere e delle capacità attoriali dei protagonisti.
Il film risente parecchio del periodo complesso in cui è stato concepito, tra il 2015 e il 2018, in anni caratterizzati da forti cambiamenti nel panorama sociale e politico, culminati con le elezioni brasiliane del 2018. Tuttavia, l’opera cerca di non fermarsi a quel momento storico, fornendo allo spettatore una storia di speranza, che il regista rappresenta con un telescopio, costruito con poche risorse e grandi difficoltà dal giovane Deivid.
Molto amato dalla critica internazionale, che ha lodato anche le prove degli interpreti, “Marte Um” ha partecipato a numerose rassegne in tutto il mondo vincendo diversi premi ai festival di Gramado, Los Angeles, Barcellona, San Francisco. Inoltre, è stato selezionato come rappresentante per il Brasile per il 2022 nell’ultima edizione degli Oscar.
Il Bari Brasil Film Fest presenterà “Marte Um” nella serata conclusiva di mercoledì 29 novembre. A introdurre il film sarà la giornalista di Repubblica-Bari Francesca Savino.
Vincenzo Camaggio